Con il Patrocinio di
Ministero della pubblica istruzione
A conclusione della Terza edizione del concorso “Le Chiavi di scuola” siamo lieti di presentare, oltre all’elenco dei progetti premiati il 13 febbraio scorso, anche una sintesi degli stessi e la motivazione all’origine della loro premiazione.
Ricordiamo che l’iniziativa è stata promossa dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), con il sostegno di Enel Cuore ONLUS e con il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, è stata fortemente voluta per far conoscere i tanti esempi di buone prassi di inclusione scolastica nel nostro Paese, contribuendo così al miglioramento della qualità di tutto il sistema scolastico.
DIREZIONE DIDATTICA STATALE 2° CIRCOLO di VENOSA
POTENZA
“DAL BOZZOLO ALLA FARFALLA”
Alla particolare complessità della condizione di un’alunna, con disabilità motorie, sensoriali e di comunicazione, la scuola dell’infanzia di Venosa ha risposto in maniera esemplare, con interventi e approcci efficaci e mirati tanto all’inclusione scolastica quanto allo sviluppo dell’autonomia personale della bambina.
La prima azione realizzata dall’istituto è stata quella di rendere i locali scolastici completamente accessibili, rispondendo all’esigenza manifestata dalla famiglia e condivisa da tutti gli insegnanti coinvolti nella scuola e degli operatori coinvolti nel progetto di vita dell’alunna, di offrire spazi in grado di consentire alla bambina la completa fruizione degli ambienti. Questo ha significato non solo l’eliminazione delle barriere e l’armonizzazione dei locali in base alle esigenze di garantire la libertà di movimento e lo sviluppo delle funzioni motorie, ma anche misure in grado di facilitare l’esplorazione dell’ambiente attraverso i sensi maggiormente sviluppati. Ne sono risultati ambienti chiaramente identificabili dalla bambina, quali ad esempio l’angolo dell’incontro e delle attività con l’intero gruppo della sezione, il tavolo di lavoro, gli spazi adibiti al pranzo, lo scaffale dei giochi ed i servizi igienici.
Dal punto di vista formativo, sin dal primo approccio con la bambina, l’insegnate e tutte le figure educative coinvolte in questo progetto hanno registrato le osservazioni immediate ed i pensieri emergenti su un diario di bordo: questi “appunti” hanno fornito nello sviluppo del percorso degli spunti utili per l’adeguamento alle reali esigenze del lavoro pianificato, e la progettazione di obiettivi realisticamente raggiungibili.
L’intervento affrontato si è articolato in tre aree particolare: l’impostazione del processo educativo; l’individuazione di obiettivi educativo-didattici; lo stimolo del contributo di tutti i compagni di sezione. Il progetto inclusivo è stato infatti basato sul rapporto diretto tra la bambina e l’insegnante, rendendosi necessario stabilire una relazione di fiducia come base di intesa. Questo ha portato a privilegiare il contatto corporeo come canale comunicativo privilegiato. Il percorso psico-pedagogico all’interno della scuola è stato centrato su stimolazioni basali, per sviluppare la percezione corporea e per incoraggiare la manipolazione di vari materiali e oggetti concreti diversi per loro consistenza e facilmente percepibili e identificabili al tatto, ai fini di riconoscerli e associarli a momenti educativi.
Questo rapporto “privilegiato” tra adulto e alunna non ha mai però escluso il coinvolgimento di tutta la sezione. I compagni hanno infatti condiviso tutte le attività con l’alunna, coinvolgendola nei giochi e facendola sentire parte integrante del gruppo classe, anche supportandola nelle attività mirate a sviluppare la consapevolezza del proprio corpo, come ad esempio riuscire a mangiare da sola.
Motivazione:
Il progetto della scuola di Venosa ( Potenza ) è stato giudicato il progetto vincitore della sezione scuola dell'Infanzia per l'edizione 2009 del Concorso "Le chiavi di scuola 2009" in considerazione delle condizioni di salute dell'alunna nonché di quelle sociali e familiari che non hanno impedito a docenti e al personale tutto che ha preso in carico la situazione di intervenire in modo efficace facendo rete con tutte le possibili realtà locali partendo principalmente ed in modo egregio dalla lettura dei bisogni dell'alunna e dall'annotazione in forma di diario di bordo di ogni elemento utile alla programmazione e alle variazioni in itinere secondo i progressi e alle effettive potenzialità presenti.
La qualità delle documentazioni testimonia l'eccellente lavoro svolto e gli esiti del progetto che è iniziato con la frequenza dell'alunna si è sviluppato nel corso del anno scolastico 2008-2009 e prosegue nell'anno scolastico in corso.
DIREZIONE DIDATTICA DI STRADELLA
PAVIA
“COMUNICARE ...ANCHE SENZA PAROLE”
Consentire ad una alunna con gravi problemi di linguaggio di riuscire a comunicare ed interagire con i coetanei, ed a partecipare in modo attivo alle proposte ludico-didattiche, sono stati gli obiettivi portanti del progetto realizzato presso l’istituto di Stradella.
Per raggiungere queste finalità l’istituto di Stradella ha scelto di non predisporre una programmazione disciplinare individualizzata, ma di proporre per la bambina lo stesso percorso educativo-didattico del gruppo classe, adattando le proposte operative alle sue abilità.
Ciò è stato possibile grazie all'utilizzo delle strategie di CAA - Comunicazione Aumentativa Alternativa, definizione utilizzata per descrivere tutte le modalità di comunicazione che possono facilitare e migliorare la comunicazione di tutte le persone che hanno difficoltà ad utilizzare i più comuni canali comunicativi, soprattutto il linguaggio orale e la scrittura (fonte Isaac Italia).
Il progetto si è articolato in tre momenti, ed ha visto una fase iniziale, caratterizzata da una serie di incontri di formazione destinati ai docenti della classe in cui era inserita la bambina con disabilità, e curati da una terapista specializzata; sono poi seguiti – sempre con la consulenza della terapista specializzata - gli interventi direttamente all’interno della sezione, centrati sugli aspetti pratici ed attuativi della strategia CAA.
Nell’ambito del progetto sono state create delle tabelle a tema, un vocabolario, e un testo titolato "Il libro di E. a scuola" con l'utilizzo dei simboli PCS (Picture Communication Symbols). Un ruolo fondamentale è stato quello svolto dall’intero gruppo classe, che si è rivelato collaborativi e stimolante, cosa che ha favorito l’opportunità per l’alunna di vivere con gioia l’esperienza scolastica.
Ulteriore punto di forza di questo progetto è che lo sviluppo di queste modalità di comunicazione risponde a una visione proiettata verso il futuro, in quanto la CAA costituirà per l'alunna lo strumento fondamentale di comunicazione e di espressione, che le potrà consentire di raggiungere una sempre maggiore autonomia.
Motivazione:
Il progetto della scuola dell'Infanzia di Stradella (Pavia) è meritevole di riconoscimento in quanto le documentazioni prodotte testimoniano una buona prassi inclusiva che va dalla formazione del personale che segue l'alunna al coinvolgimento del gruppo classe e alla predisposizione di tutti i mezzi idonei per supportare la bambina e fornirle i mezzi per esprimere i suoi bisogni primari e di relazione e di condividere ogni attività e percorso educativo con il resto dei compagni.
L'istituzione scolastica ha preso coscienza che la C.A.A. sarà importante mezzo per comunicare ed esprimere il proprio mondo interiore e darà possibilità non solo di istruzione mza anche di inserimento sociale.
Il progetto Comunicare anche senza parole è esempio di impegno e di collaborazione con la famiglia e con gli operatori scolastici ed extrascolastici e di inversione di tendenza rispetto alla consuetudine di trattenere gli alunni con disabilità soprattutto nell'età che precede l'ingresso alla scuola primaria.
1° CIRCOLO DIDATTICO “EDMONDO DE AMICIS” DI FORMIA
LATINA
DALLA FIABA DE “IL BRUTTO ANATROCCOLO”... TANTE ESPERIENZE PER CONOSCERE LA REALTÀ”
La scelta di realizzare un progetto che interessasse il mondo degli animali si è rivelata molto positiva per tutti gli alunni coinvolti in questa esperienza, generalmente residenti in appartamenti, con scarse esperienze a contatto con la natura; in particolar modo queste attività si sono rivelate efficaci per favorire l’inclusione di una bambina con tetraparesi spastica, grazie alla strutturazione di un contesto ludico, ma ricco di esperienze, mirato a potenziarne curiosità conoscitive e gusto per la scoperta.
Le numerose esperienze dirette con gli animali, in classe e nella fattoria didattica, hanno favorito la capacità di interazione sociale e lo sviluppo emotivo della bambina, nonchè un valido supporto per l’elaborazione di un linguaggio più ricco ed articolato. Tutte le esperienze pratiche, dalla vendemmia alla realizzazione di pizza e dolci, come le esperienze con gli animali, hanno inoltre avuto lo scopo di favorire nell’alunna una maggiore autonomia dal punto di vista motorio, oltre a darle forte coinvolgimento nella cooperazione tra coetanei.
Queste esperienze dirette si sono per lo più ispirate a quelle raccontate nella fiaba “Il brutto anatroccolo”, testo per il quale i bambini hanno, nel corso dell’anno, realizzato una elaborazione grafica, ed una rappresentazione teatrale finale - che ha coinvolto tutte le sezioni dell’istituto - nella quale l’alunna ha ricoperto il ruolo della Fata dell’Inverno.
Motivazione:
Il progetto del 1° Circolo Didattico Edmondo De Amicis, è meritevole in primo luogo perché ha portato l’alunna da fruitrice passiva delle esperienze scolastiche a protagonista attiva della vita della classe con il contatto diretto con la natura in particolare con gli animali e con le attività di trasformazione degli alimenti.
Si denota come la guida dei docenti abbia fatto in modo da realizzare una ricaduta estremamente positiva sul gruppo classe canalizzando i comportamenti meno appropriati attraverso il tutoring sperimentato dai bambini e esplicatosi nel rapporto quotidiano responsabilizzante tra compagni ed alunna con disabilità.
ISTITUTO COMPRENSIVO DI CAIRO MONTENOTTE
SAVONA
PROGETTO DI CIRCOLO: PROMUOVERE L'INTEGRAZIONE SCOLASTICA SPECIFICO SCUOLA INFANZIA "SUONGIOCANDO"
Il laboratorio Suongiocando è stato appositamente studiato e realizzato per rispondere all’esigenza di favorire l’inclusione di un alunno con disabilità, trovando la modalità di raccordo con le attività di tutti gli altri bambini nella realizzazione di un laboratorio che ha coinvolto alunni di tutte le classi, suddivisi in gruppi fissi omogenei per età e sviluppato a rotazione con la presenza attiva del bambino con disabilità.
E’ stato condotto, nello specifico, laboratorio di educazione stradale, che ha risposto agli obiettivi specifici di sviluppare l’orientamento nello spazio, la padronanza del proprio comportamento motorio, la conoscenza dell'ambiente strada. Il laboratorio è stato inoltre occasione per promuovere atteggiamenti corretti e comportamenti consapevoli, oltrechè a fornire una prima interpretazione del linguaggio convenzionale della segnaletica.
Altre esperienze hanno riguardato la creazione di un laboratorio musicale, da cui prende il titolo il progetto, basato non solo sulle canzoni, ma sulle attività gestuali e su giochi di carattere imitativo-motorio.
In ambito ludico grande attenzione è stata inoltre dedicata a giochi percettivi e cognitivi, per migliorare la coordinazione e per rafforzare il linguaggio. Infine è stato istituito un laboratorio creativo, sfociato nell’allestimento di un “Cestino sonoro” e di un “Bosco tattile-sonoro”, costruzione, questa, realizzata con materiali da toccare, guardare, e sentire.
Motivazione:
Il progetto si distingue per l’accuratezza di tutte le documentazioni. Sono stati attivati laboratori creativi (svolti nell’anno europeo della creatività e dell’innovazione ) afferenti alle attività musicali ed originati dalle naturali inclinazioni dell’alunno.
Vi è stata una particolare attenzione all’intervento precoce che opera nella prevenzione dei disturbi del linguaggio di tutti i bambini partecipanti, oltre che volto alla stimolazione delle potenzialità dell’alunno incluso. Tra i risultati positivi delle azioni all’interno del progetto si distingue l’acquisizione da parte dell’alunno di una maggiore e gratificante autostima a vantaggio di una più efficace inclusione.
ISTITUTO COMPRENSIVO DI PASSAGGIO DI BETTONA
PERUGIA
LABORATORIO "TEATRANDO TUTTI INSIEME"
L’Istituto, di concerto con la famiglia e l’equipe socio-sanitaria di riferimento di un bambino con disabilità, ha scelto di attivare dei laboratori di musica e teatro, che avrebbero interessato tutti gli alunni della scuola dell’infanzia, ponendo contestualmente l’alunno con disabilità nelle condizioni di dare il proprio contributo ad un progetto di classe, in base alle proprie potenzialità. Le attività dei laboratori hanno previsto, attraverso giochi teatrali e parateatrali, l’approfondimento di numerosi aspetti, quali l’espressione corporea, la comunicazione verbale e non verbale, l’improvvisazione, il raccontare, il rapporto con lo spazio, lo sviluppo dei processi d’identificazione e di proiezione con personaggi fantastici.
La rappresentazione di uno spettacolo con burattini ha visto i bambini partecipare attivamente alla costruzione degli stessi burattini, ed alla messa in scena di piccolo storie, ma tutte le esperienze dei laboratori sono poi sfociate nella messa in scena di una recita finale.
Motivazione:
Il progetto è stato scelto sulla base degli elementi che fanno di un progetto semplice e completo una buona prassi da indicare come esempio. Non ci sono trattenimenti né riduzioni di frequenza, c’è attenzione ai bisogni dell’alunno senza diversificare le attività bensì organizzando, sulla base delle potenzialità dell’alunno, l’attività per tutti gli alunni della scuola dell’infanzia.
Notevoli i traguardi raggiunti dal bambino sul versante dell’autonomia, questi, difatti, ha utilizzato al di fuori del contesto dei laboratori le nuove acquisizioni, così come nella comunicazione e nella socializzazione: non v’è dubbio che i risultati descritti dimostrino l’efficacia dell’intervento organizzato e realizzato a favore, non solo dell’alunno con disabilità, ma di tutti i frequentanti.
ISTITUTO COMPRENSIVO DI BASTARDO DI GIANO DELL'UMBRIA
PERUGIA
“ISTRUZIONE DOMICILIARE. INSEGNANDO..... IN CIELO IN TERRA E IN OGNI LUOGO”
Il percorso inclusivo realizzato presso l’Istituto di Giano dell’Umbria, e ritenuto meritevole del primo premio nella categoria della Scuola primaria, si è incentrato nella realizzazione di un progetto di istruzione domiciliare, destinato ad un alunno impossibilitato per seri motivi di salute a frequentare le lezioni nella sua classe di appartenenza.
Partendo dalla spiccata volontà dimostrata dal bambino, dalla sua famiglia e dalla scuola di condividere e proseguire il percorso didattico della classe, l’istituto ha attivato questo riuscito progetto mirato a far sentire l’alunno parte integrante della comunità scolastica nonostante la mancata frequenza.
L’alunno ha avuto l’opportunità di seguire la regolare programmazione della classe, con differenti modalità. Dapprima attraverso lezioni individuali domiciliari, che hanno visto un continuativo impegno dell’insegnante di sostegno – tre ore ogni mattina – ed interventi pomeridiani da parte delle insegnanti curricolari; in seguito, sfruttando l’utilizzo della videoconferenza. Questo ultimo strumento si è rivelato utilissimo per consentire il superamento delle barriere fisiche e della distanza materiale che separava l'alunno dalla classe. E’ stato possibile in questo modo mantenere la continuità, l’ambiente e la condivisione indispensabile per ogni tipo di apprendimento e di relazione sociale all’interno di una classe.
Attraverso l’impiego della videoconferenza non solo si è reso possibile ricreare il clima scolastico, che l’alunno aveva ricercato da molto tempo, ma la classe ha avuto modo di approcciare questa nuova tecnologia in modo serio e responsabile; ed è stato inoltre possibile valorizzare e mettere in condivisione con tutti gli altri alunni lo spiccato interesse dimostrato dal bambino destinatario dell’intervento per gli strumenti informatici. Il progetto nel suo complesso si è rivelato quindi di arricchimento per tutti.
Per la buona riuscita del progetto stesso è stato fondamentale il coinvolgimento in ogni sua fase della famiglia; il gruppo classe è stato fondamentale durante tutte le fasi - soprattutto in quella della videoconferenza - e questo ha potuto garantire non solo gli apprendimenti ma anche i rapporti interpersonali dell'alunno. I contatti con il resto della classe sono stati mantenuti con telefonate, lettere, disegni sms, e-mail, chat e quando la salute lo ha consentito, con brevi visite. Rapporti intessuti con la naturalezza di sempre, continuando a condividere con lui regole, storie, impegni, e giochi.
Questo progetto di istruzione domiciliare ha indubbiamente posto l'alunno ed i compagni di fronte ad un modo diverso di fare scuola, spingendoli a riflettere – come consiglia il titolo dato al progetto – sul fatto che ciò che imparano a scuola è fondamentale, non in quanto lo si faccia nell'edificio scolastico, ma perchè è indirizzato a sviluppare un proprio progetto di vita.
Motivazione:
Una scuola pronta ad adeguarsi ai bisogni e alle necessità degli alunni: è questa la caratteristica principale che emerge dall’azione formativa promossa dall’I.C. Giano dell’Umbria-Bastardo, che la distingue e la connota come scuola inclusiva. In ottemperanza alle indicazioni ministeriali, nel corso dell’anno scolastico la sua Offerta formativa si è adeguata alle esigenze dell’alunno con disabilità, impossibilitato alla frequenza.
Nessuno deve essere escluso: con questo spirito, l’Istituto ha predisposto un progetto di integrazione particolarmente interessante, non solo per i contenuti innovativi e riproducibili, ma anche per il periodo di tempo in cui si è sviluppato, frutto di una particolare attenzione nei confronti degli alunni con disabilità. La necessità di tutelare la salute del bambino, senza interrompere il percorso formativo-educativo in atto, si è concretizzata nell’attivazione formale dell’istruzione domiciliare, attraverso la quale viene assicurato l’esercizio del diritto-dovere all'istruzione.
La partecipazione attiva della famiglia e il coinvolgimento degli alunni della classe hanno contribuito a ridurre la condizione di isolamento, derivante dalla non-frequenza in aula. Per mantenere i contatti fra e con gli alunni della classe, gli insegnanti hanno attivato nuove modalità di dialogo e di interazione, arricchendo la gamma dei codici di comunicazione avvalendosi degli strumenti tradizionali (telefono, lettere e disegni) e di quelli offerti dalla nuove tecnologie (sms, e-mail, chat e videoconferenza). Quando le condizioni del bambino lo consentivano, i compagni di classe lo hanno raggiunto a casa.
Nell’azione complessiva viene evidenziata l’ordinarietà dell’agire della comunità scolastica che di fronte alle emergenze è capace di riprogettarsi e operare nel pieno rispetto dei diritti del singolo e del gruppo accogliente, coerente nell’assolvere i compiti del suo mandato, testimoniando come la flessibilità e l’adattabilità possano rappresentare dei “facilitatori”.
Anche in situazioni di particolare complessità organizzativa, la scuola deve sapersi rimettere in gioco, perché l’inclusione è sempre possibile.
DIREZIONE DIDATTICA 1° CIRCOLO DI DESENZANO DEL GARDA
BRESCIA
“STORIA DI UNA GOCCIA”
"Storia di una goccia" è un'esperienza didattica realizzata in una classe seconda della Scuola Primaria "A.Papa" del 1° Circolo di Desenzano del Garda. Il progetto è nato dall'esigenza di spiegare ad un alunno ipovedente grave il ciclo dell'acqua, un argomento inerente le scienze che ha evidenti raccordi con altri ambiti disciplinari. Questo ha reso necessaria la sinergia dell'equipe pedagogica, che con professionalità e creatività ha permesso la realizzazione di un libro-tattile su questo tema.
Il progetto è stato pensato per consentire all'alunno con disabilità di partecipare alle lezioni in modo attivo e concreto, e di apprendere concetti astratti attraverso il "saper fare". Come obiettivo complessivo di questa attività, inoltre, si poneva il miglioramento del clima di collaborazione, di interazione e di aiuto tra i compagni.
L’implementazione del progetto ha visto una prima fase, in cui le insegnanti hanno individuato l'argomento che poteva prestarsi meglio all'attività di elaborazione di un libro costituito da tavole; sono stati poi determinati dei nuclei informativi da sviluppare attraverso le tavole, per passare infine alla scelta dei materiali più adatti alla rappresentazione tridimensionale, e del carattere di scrittura (Tahoma).
Gli alunni hanno ascoltato la spiegazione del materiale selezionato da parte dell'insegnante di scienze, che ha poi chiesto loro di dividere in sequenze il ciclo, e di pensare al tipo di viaggio che può compiere una singola goccia. I bambini hanno individuato le sequenze, commentandole con brevi descrizioni, che sono state riportate sia attraverso il pc che con la macchina dattilo-braille. La scelta dei due tipi di scrittura ha permesso l'interazione, nella fruibilità comune, tra l'alunno e i compagni
Gli alunni hanno infine partecipato alla effettiva creazione delle tavole, tagliando, incollando, manipolando il materiale necessario per le figure tridimensionali, contenute sulle tavole e successivamente rilegate in un libro.
Al termine dell'unità didattica, il libro è divenuto un vero e proprio gioco interattivo tra i compagni e l’alunno con disabilità. L’elaborato è stato richiesto, sfogliato, letto, toccato, interpretato nei segni della scrittura Braille. Durante la ricreazione o nelle pause dopo la mensa ha aiutato il gruppo classe a capire meglio la realtà del compagno, le sue difficoltà, le strategie che sono necessarie per superarle.
L'esperienza è servita al gruppo classe per familiarizzare con alcuni aspetti della disabilità, ed i compagni hanno dimostrato a seguito di questo percorso una sensibilità maggiore nei confronti delle esigenze loro compagno, e si è verificato un miglioramento generale del grado di socializzazione tra tutti.
Motivazione:
“Storia di una goccia” è un’esperienza didattica che, nel corso dell’anno, ha accompagnato il percorso formativo degli alunni della classe seconda, in cui è inserito un alunno con disabilità. La proposta, scaturita dall’esigenza di illustrare il “ciclo dell’acqua” in chiave interdisciplinare, fa riferimento alla programmazione della classe.
L’azione attuata dalla scuola ha consentito di migliorare il clima di collaborazione e interazione tra gli alunni e le alunne, permettendo a ciascuno di partecipare in prima persona in modo attivo e concreto, secondo la filosofia dell’imparare facendo. Il prodotto realizzato resta a disposizione della Comunità Scolastica, sensibile e attenta alle iniziative a favore dell’inclusione scolastica. Il coinvolgimento della famiglia, presente negli incontri di progettazione educativa, rende ancor più efficace la complessità dell’intervento.
L’auspicio è che l’attività promossa si estenda ad altre iniziative programmabili per il gruppo classe, mettendo così in atto un’interazione reale, dove la diversità e l’unicità di ciascuno rappresentino il riferimento per lo sviluppo della cultura dell’inclusione: una società aperta e accogliente si specchia e si riconosce unicamente nella eterogeneità delle presenze e nella molteplicità delle esperienze.
DIREZIONE DIDATTICA STATALE DI FOGGIA
UN MOMENTO... STO PENSANDO!
Questo percorso biennale si è incentrato nella sperimentazione didattica del metodo Feuerstein e nella applicazione del Programma di arricchimento strumentale, che è stato ritenuto un valido complemento alle discipline scolastiche nel migliorare il raggiungimento delle abilità strumentali cognitive e metacognitive. L’obiettivo generale è stato quello di promuovere la propensione ad apprendere e ad essere modificati dagli eventi dell'apprendimento, cioè accrescere la modificabilità cognitiva strutturale.
Tutti i contenuti dell'insegnamento e delle attività didattiche sono stati adattati ai bisogni formativi dell'alunna con disabilità coinvolta in questo progetto nel contesto del gruppo classe, ricorrendo a strategie di facilitazione dei normali processi di apprendimento. Le attività sono state condotte in orario curricolare per due ore settimanali, con il coinvolgimento dell'intero gruppo classe; gli incontri sono stati caratterizzati da un clima non valutativo, e ciò ha favorito il superamento di ansie legate alla performance.
Le abilità di autoregolazione, autocontrollo e autoistruzione verbale sviluppate dall'alunna, potranno consentirle – è stata la valutazione dell’Istituto - di mantenere nel tempo le capacità acquisite e di generalizzarle, cioè applicarle in contesti diversi.
Motivazione:
Nel sostenere la piena inclusione degli alunni con disabilità, l’azione formativa promossa dalla Direzione Didattica Statale di Foggia ha consentito a tutti gli alunni della scuola non solo di “sentirsi parte attiva” del contesto sociale di appartenenza, ma di cogliere le opportunità proprie della metodologia metacognitiva.
Il percorso biennale programmato consiste in una sperimentazione metacognitiva. La necessità di ricorrere ad un metodo, che sta raccogliendo sempre più consenso nelle scuole italiane, scaturisce dal bisogno di consentire agli alunni di poter gestire e autoregolare l’impulsività di pensiero da un lato e di migliorare il raggiungimento delle abilità strumentali, cognitive e metacognitive dall’altro. Il meta-obiettivo consiste nel favorire la motivazione, sviluppando la propensione agli apprendimenti e alla loro modificazione, supportando la capacità di adattamento e accrescendo la modificabilità cognitivo-strutturale.
La sperimentazione, attuata interamente all’interno della classe, si è avvalsa dei contenuti disciplinari con particolare attenzione ai bisogni formativi ed educativi dell’alunna con disabilità. L’azione didattica complessiva ha consentito di accrescere il coinvolgimento degli alunni nel processo formativo, riducendo il livello di ansia legato alla performance.
Sul piano cognitivo è stato possibile riscontrare un arricchimento del patrimonio lessicale, un aumento del senso di autostima e di autoefficacia, un maggior controllo dell’impulsività del pensiero ed un miglioramento nella generalizzazione degli apprendimenti, mentre per l’aspetto relazionale, sono state promosse la cooperazione e l’interdipendenza.
CIRCOLO DIDATTICO DI CATTOLICA
RIMINI
CHI SEI? LETTURA INTERPRETATIVA ED APPROFONDITA DI "STORIA DI UNA PENNUTA" DI PAOLA MASTROCOLA
Che animale sei? La domanda ricorrente nel libro citato nel titolo del progetto, ha ispirato una serie di attività, che hanno coinvolto un bambino con disabilità di famiglia albanese proveniente dalla scuola dell’infanzia. Il consiglio di classe ha deciso di privilegiare un percorso di tipo linguistico espressivo, per migliorare il linguaggio parlato e la sua comprensione, e per superare alcune difficoltà di socializzazione dell’alunno, Contestualmente è stata incoraggiata la naturale predisposizione mimica del bambino.
Ad ogni interrogativo, che ha rappresentato uno step nell’ambito dello sviluppo del progetto, ha corrisposto una attività; questo schema è sintetizzato efficacemente nella presentazione del progetto, e per la sua peculiarità viene qui riproposto:
CHE BAMBINO SEI? - lettura di una storia inedita legata al “nome proprio” e realizzazione di una mini-carta d’identità con foto - gioco dell’oca autobiografico: lancia il dado e racconta…
CHE SCRITTORE SEI? - che cos'è un giornale; scrittura di un articolo
CHE ATTORE SEI? dalla lettura del libro Storia di una pennuta è scaturita una sceneggiatura; laboratorio teatrale per la famiglia, laboratorio di danza educativa per gli alunni, laboratorio musicale e spettacolo finale.
CHE CONSUMATORE SEI? “Un arcobaleno di frutta” importanza della frutta:inserimento nella merenda settimanale del “mercoledì della frutta"; "Il resto del panino" percorso di educazione alimentare e realizzazione di un libro.
CHE SPORTIVO SEI? attività in piscina per superare la paura dell'acqua.
CHE CANTORE SEI? coro della scuola, attività aperta alle famiglie.
CHE ARTISTA SEI: laboratorio di immagine con un artista locale
CHE NATURALISTA SEI? alle fattorie: dalla vite al vino; dall'ulivo all'olio
Motivazione:
L’azione formativa promossa dal Circolo Didattico di Cattolica pone in luce le potenzialità e le possibilità che ha la scuola per far fronte alle sfide, sempre più numerose, con le quali è chiamata a confrontarsi quotidianamente.
Disabilità e intercultura hanno rappresentato un connubio inscindibile per la definizione e per l’attivazione di strategie sinergiche e creative al fine di realizzare una reale inclusione.
Partendo dagli interessi e dalle attitudini dell’alunno, sono state avviate molteplici attività, distribuite nel corso dell’anno scolastico: lettura, giochi, scrittura, recitazione, danza, musica e spettacolo. La progettualità ha contaminato anche le famiglie i cui componenti hanno partecipato al “coro della scuola”, promuovendo iniziative nel territorio.
L’azione intrapresa ha consentito di valorizzare la diversità attraverso diversi canali di comunicazione, attivando l’ascolto e l’attenzione nel riconoscimento dell’alterità, incrementando il processo di autostima e di riappropriazione consapevole dell’identità.
DIREZIONE DIDATTICA 2° CIRCOLO DI MELFI
POTENZA
CORSI E... PERCORSI D’ACQUA
Il progetto “Corsi e...percorsi d'acqua”, è stato sviluppato con il contributo del piano per il diritto allo studio delle persone con disabilità del Comune di Melfi, per proporre la buona pratica di un percorso interdisciplinare nel campo della tutela ambientale. Il percorso didattico si è dimostrato particolarmente efficace, in quanto le attività che esulavano dalla didattica tradizionale sono riuscite a coinvolgere ed a interessare maggiormente l'alunno con disabilità, favorendo il suo processo di inclusione.
Le attività hanno riguardato la raccolta dei dati e l’analisi del territorio, l’osservazione diretta del territorio per coglierne elementi e caratteristiche idrografiche, sviluppare la capacità di lettura e di ricerca di fonti di vario tipo sull'uso e consumo d'acqua. Questo percorso è stato accompagnato dalla lettura e dalla visione di audiovisivi sulla vita quotidiana delle popolazioni in situazione di emergenza idrica, per favorire un confronto con le nostre abitudini di vita quotidiana. Le esperienze proposte per tutta la classe, sono sempre state coordinate e prescelte tra quelle cui l'alunno avrebbe potuto partecipare insieme a tutti i compagni.
Motivazione:
L’azione formativa promossa dalla D.D. 2° Circolo di Melfi a favore del processo di inclusione scolastica si inserisce in continuità con il percorso didattico “Insieme per l'ambiente”, con il duplice obiettivo di sensibilizzare gli alunni alla tutela del territorio e di rispondere ai bisogni dell’alunno con disabilità nonché di tutto il gruppo-classe.
L’attività si è caratterizzata per la struttura interdisciplinare, i contenuti di attualità e l’articolazione delle varie fasi.
Sviluppatasi nel corso dell’anno scolastico, Corsi e ... percorsi d'acqua è stato realizzato in quanto “corso e … percorso inclusivo”, come processo che riguarda tutti e di cui ciascuno è chiamato a farsi carico, attraverso azioni coinvolgenti e interessanti tanto sotto il profilo istruttivo quanto relazionale. La conoscenza del territorio, le informazioni sul Vulture, così come la raccolta dei dati e l’analisi si sono rivelate occasioni di approfondimento, mentre la ricerca di fonti sull’uso e consumo dell’acqua e sulle popolazioni in situazione di emergenza idrica ha favorito momenti di confronto reciproco.
La classe ha operato con grande entusiasmo, partecipando come gruppo coeso, impegnato nell'affrontare le problematiche emerse, i singoli argomenti, i contenuti generali, avvalendosi di molteplici linguaggi espressivi (collage, piccoli plastici, poesie, filastrocche, ecc.).
SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO DI CESENA . FORLÌ-CESENA
SPETTACOLO TEATRALE
“CAOS LETTERARIO... OVVERO: DIETRO UNO SCEMO C’È SEMPRE UN VILLAGGIO”
L’istituto di Cesena ha realizzato un progetto mirato a consentire ad un alunno extracomunitario con disabilità (Sindrome di Ehlers-Daulos) di esprimere al massimo la propria corporeità, promuovendo una serie di attività didattiche interdisciplinari, finalizzate alla realizzazione di una rappresentazione teatrale ad opera di tutto il gruppo classe.
“Sogno, tristezza, finzione – si legge nella descrizione del copione curata dalla scuola - sono le panacee messe in campo dalla maggioranza di coloro che si sentono in riva alla vita. Ci sono, però, uomini e donne che, per svariati motivi, scelgono di vivere la vita degli altri, rifugiandosi in un perenne esilio: i matti. In una clinica psichiatrica viene aperta una biblioteca e i pazienti si lasciano coinvolgere dai personaggi dei libri in un gioco dove spazio e tempo si confondono. Melville, Omero, Rostand, Dante, Cervantes, Manzoni ed altri danno voce ai loro silenzi tuonanti e forniscono le chiavi per evadere da uno spazio che è contemporaneamente culla e prigione. In mezzo a loro due armonie ancora vive, che, con l’aiuto dei matti e della poesia (Antonia Pozzi, Dino Campana, Mariangela Gualtieri), ritroveranno la voglia di vivere e ritorneranno, più serene nel mondo, certe di aver con sé un sentimento reale: l’amicizia”.
L’alunno con disabilità ha partecipato attivamente al Laboratorio di Teatro con grande interesse ed autonomia, grazie alle relazioni create con tutto il gruppo classe e tutti i docenti, dimostrando un lodevole protagonismo all’interno del gruppo. Importante anche il coinvolgimento della famiglia dell’alunno in ogni fase del percorso, che ha permesso l’instaurarsi di un clima di fiducia e alleanza con tutti i docenti.
Il ricorso alla simulazione teatrale mediante l'uso di codici e mezzi comunicativi inconsueti e diversi da quelli tradizionalmente usati dalla didattica curricolare, ha consentito inoltre all'alunno una maggiore facilitazione della comunicazione e nell’ambito della socializzazione.
L’apporto del ragazzo al tutte le attività tipiche di un allestimento teatrale, ha fatto sì che tutta la classe acquisisse un maggiore senso di accettazione dell'altro, delle diversità, e delle differenze. Il rispetto dell’altro in qualunque situazione esso si trovi, quindi delle "culture altre" e dei diritti umani, ha creato buone condizioni di inclusione non solo all’interno della classe ma per tutta la scuola coinvolta nella rappresentazione.
Motivazione:
Il progetto è rivolto all'inclusione di un alunno con disabilità di origine marocchina che vive da pochi anni in Italia.
La scelta originale della realizzazione dello spettacolo teatrale (ambientato in una clinica psichiatrica) ha consentito davvero il protagonismo e la partecipazione dell'alunno insieme al tutto il gruppo classe, suscitando non solo negli “attori” ma in tutti i partecipanti a riflessioni sull’importanza e l’impatto formativo delle relazioni e le diversità a tutti i livelli (consideriamo anche l’inclusione di un alunno con disabilità straniero e il tema affrontato nella "pièces" teatrale sulla salute mentale le diversità come ricchezza), che ha coinvolto tutti: la scuola, Comune, ASL , associazioni locali. La famiglia è stata coinvolta in tutti i momenti del progetto e del percorso scolastico dell'alunno. La scuola, Capofila della Rete CESENA ha realizzato corsi di formazione per il continuo miglioramento della qualità e la messa a punto di strategie didattiche per l’inclusione scolastica.
Il progetto è dunque da considerasi una buona prassi di inclusione per tutte le componenti che ha saputo mettere in rete, replicabile anche in altri contesti.
ISTITUTO COMPRENSIVO DI ARDENNO
SONDRIO
“PERCHÈ SONO SPECIALE?”
“Come mai ho il sostegno?” “Cosa avrei di diverso dagli altri?” “Cos’è esattamente la Sindrome Down?" Sono domande alle quali ha provato a rispondere una intera classe con al suo interno un alunna con sindrome di down, abbattendo anche attraverso l’approfondimento di informazioni corrette dal punto di vista scientifico, molti degli stereotipi culturali ancora più diffusi su questo argomento.
Tutti gli studenti hanno infatti affrontato il tema della Sindrome Down nell’ambito del programma di genetica, ed hanno ricevuto, come contributo alla comprensione, proprio la testimonianza diretta della loro compagna, che questa condizione la vive in prima persona. Una scelta, quella del gruppo docente, che si inseriva in un percorso mirato a favorire l’orientamento scolastico e la scelta della scuola superiore da parte dell’alunna, puntando a farne emergere la propria consapevolezza e le proprie aspirazioni.
L’alunna è stata stimolata, nello specifico del progetto, a realizzare un testo scritto per i compagni. E’ stata prescelta la forma della lettera, per la sua semplicità, ma anche per il suo impatto personale e comunicativo. Elaborare, con l’aiuto dell’insegnante specializzato, con il coinvolgimento dei docenti e in particolare della famiglia che ha condiviso il progetto, una lettera destinata alla classe per spiegare in modo semplice le caratteristiche della sindrome di down, proporre la lettura del testo ad alta voce, e distribuirne una copia a colori ad ogni compagno, sono state le azioni che hanno caratterizzato questo percorso. L’alunna ha inoltre contribuito all’elaborazione di un questionario di 10 domande, che è stato poi abbinato alla verifica di scienze della classe.
L’alunna ha avuto l’opportunità di sentirsi ancora di più parte integrante della propria classe, con le sue peculiarità, ed è stata supportare nel formare la propria identità; un percorso che si preannunciava delicato e rischioso, e che si è rivelato più semplice del previsto, grazie alla buona autostima della ragazza e alla sua voglia di essere protagonista in classe.
Questa attività ha consentito a tutti gli studenti una maggiore sensibilizzazione sulla disabilità in generale, stimolandoli a non generalizzare e riflettere sui temi importanti quali la non discriminazione e le pari opportunità, nella logica di una reale inclusione che rispetti le specificità di ciascuno quale ricchezza e non ostacolo; a comprendere che le possibilità di un ragazzo con disabilità sono date innanzitutto dal contesto sociale e culturale.
Motivazione:
Il progetto si rivolge ad una alunna con sindrome Down, ben integrata nella classe e nel contesto scolastico; in linea con il progetto di vita e con le attitudini dell'alunna lo stesso si articola bene in tutte le sue parti, con il coinvolgimento attivo della famiglia, di tutto il gruppo classe e di tutti i docenti. Buoni i risultati ottenuti dall'alunna e dai suoi compagni sotto il profilo degli apprendimenti e sotto il profilo relazionale e di sensibilizzazione verso le tematiche dell'inclusione e non discriminazione. L’alunna ha avuto l’opportunità di parlare di sé mettendo in evidenza le proprie peculiarità e spiegando rendendo partecipi tutti i suoi compagni e docenti la specificità della sindrome down, che ha prodotto una maggiore presa di coscienza sia personale che collettiva delle potenzialità, attitudini piuttosto che sui limiti, contribuendo ad abolire gli stereotipi culturali legati spesso alla disabilità, e creando un clima di fiducia reciproca e maggiore responsabilità poiché l’inclusione è dovere civile di ciascuno.
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE V. CRISCUOLI DI SANT’ANGELO DEI LOMBARDI
AVELLINO
SPERIMENTARE PER INTEGRARE
Le attività promosse nell’ambito di questo progetto, denominate “Laboratori didattici”, sono state estese a tutto l’anno scolastico, e suddivise per momenti specifici. Queste esperienze si sono articolate in un laboratorio di pittura e decoupage, un laboratorio musicale, un laboratorio di informatica, ed un laboratorio degli odori e dei sapori. Ad una fase iniziale mirata al coinvolgimento, è seguita la fase di realizzazione e di applicazione vera e propria sui percorsi prescelti, ed infine una terza ed ultima fase di tipo “esperienziale” realizzata attraverso l’esposizione dei lavori ed alcune uscite didattiche.
Alle iniziative progettuali hanno fatto da cornice altre occasioni altamente qualificanti, sia per la scuola che per il territorio, quali un corso di formazione curato dal Centro studi Erickson di Trento - che ha coinvolto sia operatori che genitori - ed un Convegno Incontro Motivazionale, cui ha preso parte la nota ballerina ed artista con disabilità, Simona Atzori.
La programmazione dell’alunno con disabilità non si è mai significativamente distaccata dal lavoro della classe, proprio in virtù dei principi alla base di una reale inclusione. Passi molto importanti sono stati compiuti dal punto di vista della socializzazione dello studente; la varietà delle attività e l’avvicendarsi di figure diverse che hanno caratterizzato il progetto hanno infatti contribuito a rafforzare l’autostima e la sicurezza nei propri mezzi, ed ha arginato alcuni precedenti atteggiamenti di chiusura.
Motivazione:
Il progetto è ben articolato, l’alunno coinvolto in tutte le attività attraverso una serie di laboratori creativi ai quali ha partecipato tutto il gruppo classe e i docenti, condiviso dalla famiglia. Buono il coinvolgimento del territorio anche per la formazione rivolta ai docenti e famiglie sull’integrazione scolastica.
Ottimi risultati dunque sotto il profilo relazionale della solidarietà e socializzazione, e consolidamento della partnership scuola-famiglie.
L’alunno è stato coinvolto in ogni attività scolastica anche grazie allo stimolo offerto dalle attività dei laboratori creativi completata con l’esposizione degli elaborati, che ha coinvolto non solo la Scuola ma tutto il territorio.
ISTITUTO COMPRENSIVO PRIMO LEVI DI TAVARNUZZE DI IMPRUNETA
FIRENZE
L’INTERAZIONE SOCIALE IN SOGGETTO CON SINDROME DI ASPERGER: SPERIMENTAZIONE DI UN PERCORSO DIDATTICO
Considerata la difficoltà dell’alunno nello sviluppare competenza sociale e pensiero meta cognitivo, oltrechè nel rapportarsi agli altri, questo progetto si è proposto come obiettivo principale quello di offrire al ragazzo quegli strumenti comunicativi necessari a relazionarsi in modo positivo con l’ambiente esterno, in modo tale da favorire in futuro il suo inserimento in modo autonomo nella comunità sociale, alle scuole superiori e successivamente in un ambiente lavorativo a lui adatto.
Grande attenzione è stata prestata nel promuovere la partecipazione in tutte le attività di gruppo, a partire da quelle motorie della classe; il gioco di squadra ha infatti contribuito nel favorire lo sviluppo delle capacità relazionali, quali ad esempio il rispetto delle regole ed un maggiore autocontrollo. La capacità di attenzione ed il contatto con gli altri sono stati tra gli altri aspetti più caratterizzanti degli interventi, mirati come specificato il più delle volte al lavoro di gruppo, come ad esempio si è verificato per le attività pomeridiane di approccio al teatro.
Altra esperienza di gruppo ha riguardato il lavoro sulla competenza sociale ed sul rispetto delle regole, che ha portato all’introduzione di un “Manifesto delle Regole” da aggiornare nel corso l’anno, inserendovi gradualmente alcune delle norme fondamentali della vita in classe.
Motivazione:
Il progetto è rivolto ad un ragazzo con sindrome di Asperger, attraverso una serie di attività che hanno coinvolto tutti i compagni di classe; si è lavorato principalmente sulle abilità comunicative e relazionali, oltre che quelle degli apprendimenti che seguono la programmazione della classe, finalizzate all’inclusione piena del ragazzo, non solo all’interno del gruppo classe, ma anche nella scuola proiettato alla costruzione di un percorso di scuola superiore in vista di un inserimento lavorativo.
I risultati sono stati molto buoni sia per il ragazzo, che ha acquisito maggiore autonomia e autostima, ha ampliato le sue capacità di comunicazione con un numero maggiore di persone, sia per i suoi pari che hanno imparato ad interagire con lui in maniera serena e collaborativa.
ISTITUTO PROFESSIONALE PER I SERVIZI COMMERCIALI E TURISTICI DI SASSUOLO
MODENA
“LO SPORT E’ DI TUTTI”
La progettualità complessiva realizzata dall’IPSSCT di Sassuolo per favorire lo sviluppo delle abilità, quindi delle capacità nell’area relazionale e della comunicazione verbale e non verbale di uno studente con autismo, e tutti gli approcci metodologico-didattici messi in campo, sono stati valutati nel loro insieme molto positivamente dal Comitato Tecnico-Scientifico che ha valutato in progetti in concorso.
Particolarmente incisiva si è rivelata la valorizzazione della pratica sportiva come momento di crescita, azione specifica del progetto presentato dall’istituto. Lo studente con autismo infatti, oltre a svolgere regolarmente le ore curricolari di educazione fisica, ha sviluppato una spiccata passione per il nuoto, che pratica da diversi anni; da quando è iscritto alla scuola superiore, il ragazzo compete nei Campionati Studenteschi paralimpici, dove è arrivato a classificarsi al primo posto nelle gare dei 50 metri stile libero.
Il progetto si è quindi concentro sulla partecipazione nelle migliori delle condizioni possibili dello studente ad una manifestazione sportiva organizzata dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Modena, e rivolta a classi che includessero al loro interno studenti con disabilità. L’iniziativa prevedeva quattro tipi di attività a coppie, costituite da un alunno con disabilità e da un suo compagno di classe.
Si è resa di conseguenza necessaria una fase di preparazione, sia in palestra con i compagni, per provare i vari esercizi e migliorare la propria abilità e coordinazione, sia in classe al computer per individuare le immagini del campo di atletica dove si sarebbero svolte le gare. In questo modo lo studente ha potuto conoscere, prima dello svolgimento delle gare, gli spazi, gli ambienti, in aggiunta alla consapevolezza degli esercizi richiesti e del compagno che lo avrebbe affiancato.
Le competizioni si sono svolte presso Il Campo scuola di Modena, e le specialità dell’atletica leggera sono state presentate in forma ludica: lancio di precisione di una pallina all’interno di cerchi; lancio della palla da basket nel canestro; slalom in cui i due componenti della coppia si tenevano per mano; una staffetta in cui ciascun atleta percorreva 200 metri piani in velocità. La valenza essenziale di questo lavoro a coppie è stata nella realizzazione dell’aiuto reciproco tra i due componenti. Solamente un compagno ha vissuto in prima persona l’esperienza della gara, ma tutta la classe ha partecipato a questo progetto, sostenendo lo studente con disabilità, e condividendo i momenti di preparazione e della fase finale.
Attraverso il costante lavoro complessivo citato in apertura di presentazione, il Consiglio di Classe e l’Educatore, grazie anche al coinvolgimento attivo della famiglia del ragazzo, hanno creato le condizioni favorevoli allo sviluppo di tutte le potenzialità dell’alunno, accompagnandolo al conseguimento di traguardi sempre più elevati, sino al raggiungimento di obiettivi relazionali adeguati ai vari contesti. Questa è stata la condizione essenziale per poter partecipare con successo ad una manifestazione sportiva, che ha previsto la partecipazione di numerosi studenti, in un ambiente rumoroso ed affollato. La partecipazione alla manifestazione sportiva ha messo in evidenza come l’alunno abbia migliorato la propria capacità di relazionarsi e di comunicare anche in ambienti meno strutturati e più caotici, tollerando molto meglio rispetto a prima il rumore e i nuovi ambienti affollati, in precedenza considerati dei tabù.
Motivazione:
Il Progetto ha riguardato la partecipazione ad una manifestazione sportiva organizzata dall’USP di Modena e rivolta a classi che includessero ragazzi con disabilità; il progetto si distingue perché lo spunto offerto da attività sportive si è tramutato in occasione di crescita negli apprendimenti, nella comunicazione tramite l'uso del computer e della socializzazione tramite, anche, il coinvolgimento di molti compagni della classe, che hanno utilizzato gli appunti presi dal compagno. Egli, inoltre, si è abbastanza adattato a vivere in ambienti affollati e rumorosi prima rifiutati. Inoltre, da apprezzare il dialogo interistituzionale finalizzato alla realizzazione del progetto di vita che comprende un progetto didattico personalizzato collegato alla programmazione di classe. Buono il coinvolgimento del territorio e dell’Istituzione, grazie anche alla collaborazione fattiva della famiglia dell’alunno che ha partecipato ad ogni fase del progetto.
I.T.I.S. - LICEO BIOLOGICO - LICEO TECNOLOGICO DI RIETI
RIETI
"COMUNICARE ED INTEGRARE"
Il progetto affrontato presso l’istituto di Rieti si è proposto di garantire l’inclusione scolastica di uno studente autistico non in grado di esprimersi verbalmente, favorendo il raggiungimento del massimo livello di autonomia possibile nel comunicare con gli altri. Un obiettivo, questo, con ricadute evidenti non solo nell’attività didattica del ragazzo, ma in tutte le situazioni di vita sociale.
E’ stato prescelto quindi un percorso che avesse la sua centralità nel rafforzamento della comunicazione autonoma, nello specifico attraverso il consolidamento della strategia WOCE - Written Output Communication Enhancement, tecnica di comunicazione facilitata, nella quale lo studente è stato supportato da una assistente alla comunicazione presente per l’intero orario settimanale delle lezioni.
Attraverso l’interfaccia-computer, questo intervento ha permesso allo studente di esprimersi, scrivendo frasi tramite un ordinario programma di scrittura per PC. La postazione dello studente con disabilità è stata di conseguenza dotata di un personal computer e di una stampante, ed è stata dislocata in modo da rendere lo studente il più possibile autonomo nei suoi spostamenti e meno disturbato da stimoli esterni.
Oltre a questi importanti interventi mirati ad incrementare la partecipazione e l’impegno nelle attività didattiche, il progetto ha previsto delle azioni indirizzate a migliorare e consolidare i rapporti con i coetanei e con gli adulti. Questa fase del percorso inclusivo, cui atteneva nello specifico il progetto, ha avuto come scopo quello di formare il corpo docente e gli alunni della classe frequentata dallo studente con disabilità nell’utilizzo della strategia WOCE. Il corso ha coinvolto i docenti della classe (per 14) ore e gli studenti (per 10), organizzati a piccoli gruppi, e coordinati dalla psicologa del centro studi di Roma del Centro Studi e Ricerca in Neuroriabilitazione di Roma (CNAPP), il cui personale specializzato ha curato la supervisione di queste attività.
Questa tipologia di lavoro ha evidenziato apprezzabili miglioramenti nella strategia comunicazionale instaurata con lo studente con disabilità. Gli studenti hanno cominciato ad utilizzare la strategia WOCE per comunicare con il compagno di classe, in piccoli gruppi che si sono relazionati con lui attraverso l'utilizzo del PC e la mediazione dell'assistente alla comunicazione, sotto la guida dell'insegnante specializzato per le attività di sostegno, con il coinvolgimento attivo della famiglia.
In questa modo i compagni hanno potuto mantenere attivo il rapporto di amicizia, anche al di fuori della scuola. “Si è creato – è inoltre la conclusione del consiglio di classe - un rapporto di collaborazione e di confronto che li ha portati ad una crescita interiore ed un maggiore rispetto della diversità”.
Motivazione:
Il progetto incentrato sull’inclusione di un ragazzo con autismo è interessante per il coinvolgimento dei compagni nella comunicazione facilitata, lavorando per il consolidamento di una comunicazione autonoma (strategia W.O.C.E. - Written Output communication Enhancement) ed una gestione della relazione con l'altro (adulto o ragazzo). Infatti l'integrazione in tutti gli ambiti passa anche attraverso il potenziamento delle abilità di comunicazione, di interazione sociale, di autonomia personale. Lo studente ha seguito la programmazione curricolare prevista per la classe di appartenenza, seguendo particolari accorgimenti per le prove di verifica. I compagni di classe hanno mantenuto attivo il rapporto di amicizia anche al di fuori della scuola e nei periodi delle vacanze. L’obiettivo è stato raggiunto con grandi benefici non solo per lo studente ma per tutto il gruppo classe e i docenti.
ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE E. MEDI DI SAN GIORGIO A CREMANO
NAPOLI
"FEDERICA"
Il progetto “Federica” è stato mirato a garantire la continuità didattica ed a favorire l’inclusione di un’alunna nel gruppo classe, anche in occasione delle attività domiciliari, rese necessarie a causa di una grave patologia che ne pregiudicava la regolare frequenza delle lezioni a scuola. Una didattica sperimentale che ha suscitato la partecipazione e l’interesse di tutti gli alunni, a cominciare dall’utilizzo fatto del computer in classe e dal frequente ricorso ad immagini, filmati e slides che ogni docente ha realizzato per la propria disciplina e per argomenti specifici. Le attività dei docenti impegnati nelle lezioni a domicilio, tre professori di base e due docenti di sostegno, sono sempre state accompagnate dall’intero consiglio di classe, che ha predisposto puntualmente lezioni e verifiche.
Il progetto ha reso possibile non solo una adeguata offerta formativa, ma ha eliminato barriere che ponevano l’alunna a serio rischio di isolamento; la studentessa infatti si è sentita a pieno titolo parte della comunità scolastica, ha rafforzato la fiducia in se stessa e ha stabilito rapporti con i suoi coetanei con i quali ha condiviso le problematiche proprie del mondo giovanile. La predisposizione di una community scolastica e di una chat strettamente personale ha favorito inoltre l’ampliamento della rete di conoscenze-amicizie, consentendo contatti anche con allievi dell’istituto, ma non appartenenti al gruppo classe.
Motivazione:
Il progetto rivolto ad una ragazza con grave disabilità si integra con i bisogni della classe. Gli obiettivi specifici di apprendimento della classe concordano in linea generale con quelli stabiliti per il PEI, infatti l’alunna svolge la normale programmazione didattica della classe di appartenenza, anche a domicilio data la sua grave situazione di salute, quello che cambia è la metodologia e gli strumenti didattici impiegati.
L’alunna si è sentita finalmente parte della comunità scolastica, ha rafforzato la fiducia in se stessa e ha stabilito rapporti con i suoi coetanei con i quali ha condiviso le problematiche proprie del mondo giovanile
IIS B. RUSSELL, LICEO ARTISTICO L. FONTANA DIARESE
MILANO
UN CURRICOLO VERTICALE PER LEGGERE, CONOSCERE E TUTELARE I BENI CULTURALI: “LE DOMUS DELL'ORTAGLIA IN S.GIULIA A BRESCIA"
La priorità di promuovere dei percorsi formativi in grado di valorizzare i linguaggi non verbali, e l’agire progettuale, ha ispirato questo progetto mirato nel suo complesso ad offrire agli studenti gli strumenti culturali e operativi per riconoscere, apprezzare e rispettare i beni culturali. L’elaborazione del progetto è stata sviluppata cercando di valorizzare a pieno tutte le potenzialità di una allieva con disabilità, con buone capacità artistiche. Ne è scaturito un percorso di ricerca e creatività sui beni culturali e ambientali del territorio lombardo, centrato in particolare sul complesso delle Domus dell’Ortaglia, a Santa Giulia. L’attenzione, nello specifico, si è concentrata sul “Dioniso”decorazione musiva di una delle Domus che prende appunto il nome di “Domus di Dioniso”.
Puntando sulle potenzialità della studentessa, questo percorso didattico è stato sviluppato secondo modalità laboratoriali, di lavoro di gruppo, di ricerca-azione, di metodologia partecipativa. Un lavoro interdisciplinare, che ha interessato le materie di storia dell’arte, discipline plastiche, e discipline pittoriche. Il progetto si è sviluppato toccando aspetti didattici e vari aspetti tecnico- pittorici (quali la necessità di studiare lo scheletro compositivo, di rapportare le misure in scala e disegnare la struttura in modo funzionale al tutto) e storico-artistici (ricerca iconografica e iconologica delle decorazioni romane). Il materiale di ricerca realizzato per il progetto, verrà utilizzato nelle classi prime, come testo di approfondimento sull'arte romana.
Motivazione:
L’obiettivo del progetto è stato quello di promuovere percorsi formativi che valorizzino i linguaggi non verbali e l'agire progettuale (efficacia dell'emulazione da pari a pari per l'acquisizione sia degli obiettivi cognitivi che comportamentali) e offrire agli studenti gli strumenti culturali e operativi per riconoscere, apprezzare e rispettare i beni culturali e artistici.
Si è proposto un percorso di ricerca e creatività sui beni culturali e ambientali del proprio territorio.
Il progetto si segnala per essere stato integrato nella didattica di classe coinvolgendo l’alunno per le sue capacità artistiche e coinvolgendo il territorio nel far fruire anche i terzi del lavoro svolto dalla classe tramite una mostra al museo di San Giulia.